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Il titolo di questo post deriva dalla domanda che mi ha rivolto oggi il dipendente di una azienda il quale chiedeva: “Ma perché il mio contratto di assunzione ha tutte queste pagine? Una volta c’era solo una facciata o poco più!”
Tutto nasce dal D. Lgs. 104/2022 emanato il 29 luglio e entrato in vigore con il 13 agosto, il così detto Decreto Trasparenza, dove si è data attuazione in fretta e furia (per non incorrere in una procedura di infrazione da parte dell’Unione Europea) alla Direttiva UE 2019/1152.
In estrema sintesi tale decreto prevede che i contratti di assunzione debbano riportare oltre ai consueti dati come: le parti del rapporto di lavoro – il contratto collettivo applicato – il trattamento economico – il luogo di lavoro – il periodo di prova – ecc., anche tutta una serie di informazioni legate: alla durata delle ferie e altri congedi retribuiti – ai termini del preavviso (sia per il licenziamento sia per le dimissioni e che variano a seconda del livello e dell’anzianità di servizio in essere al momento della risoluzione contrattuale), agli obblighi formativi (che possono essere molteplici) – alle indicazioni dell’Istituto Previdenziale – ecc..
Il problema sta nel fatto che questo decreto non permette di rimandare tali informazioni ai Contratti Collettivi o alle norme di legge (come si faceva in precedenza), costringendo pertanto a dover trascrivere una enorme quantità di dati.
Uno dei problemi che il legislatore non ha sicuramente tenuto in considerazione è legato al fatto che molte delle informazioni che bisogna riportare nei contratti, trovano disciplina non solo nella contrattualistica di livello nazionale ma anche in quella prevista dai contratti di secondo livello (accordi regionali, provinciali e aziendali)
Pertanto per dover rispettare il nuovo decreto, ed evitare le pesanti sanzioni, dovremo trascrivere tutte le parti normative richieste dal D.Lgs. 104/2022 (che amplia a dismisura quanto previsto dalla Direttiva Europea) e di conseguenza sarà necessario l’approvvigionamento di molte risme di carta (non ce ne voglia Greta e gli ambientalisti).
Speriamo che l’appello fatto dal presidente dei commercialisti Elbano De Nuccio e dal presidente dei consulenti del lavoro Marina Calderone al Minstro del Lavoro, Andrea Orlando, per una revisione immediata del decreto trovino ascolto.
Speriamo (come sempre).